Lavoro

E dopo la scuola, il duro lavoro

Le vacanze le passavo nei boschi a lavorare.

...Io durante le vacanze non andavo a fare le vacanze, ma andavo a raggiungere i genitori che lavoravano nei boschi e allora tutte le vacanze le passavo nei boschi ad aiutare i genitori. E tante volte, quando io uscivo da scuola, invece di andare a casa davo la cartella a un compagno di scuola che la portava a casa, e io camminavo ancora un’oretta per andare su nei boschi a trovare i genitori, da solo, avevo sette, otto anni allora. E allora arrivavo là, trovavo una fetta di polenta abbrustolita sulla brace e un pezzo di formaggio, mangiavo, lavoravo fino a sera e poi tornavo a casa e l’indomani ricominciavo.

“... trovavo una fetta di polenta abbrustolita sulla brace e un pezzo di formaggio ...”

Nei boschi noi si tagliava la legna per il comune e anche per lo Stato, perché allora in tempo di guerra c’era la Tocs, la chiamavano, che era un’impresa che lavorava per i tedeschi a fare le fortificazioni, far le gallerie, far le trincee, e reclutavano tutti quelli del paese che potevano lavorare per fare questi lavori. Noi si tagliava la legna, i più grandi andavano a scavare le trincee, le gallerie, ecco, si lavorava così e sai come ci ricompensavano perché si lavorava? Ci davano un etto in più al giorno e allora pur di avere quell’etto di pane in più, anche i bambini che potevano lavorare cercavano di andare a lavorare.”


La mattina a scuola e il pomeriggio a lavorare per una monetina.

Quando uscivo da scuola io guadagnavo una moneta di queste, perché quando arrivavo a casa non trovavo nemmeno da mangiare e mia madre diceva “Vai a lavorare”. Sai cosa facevo? Andavo in una grotta dove si facevano le corde, allora e io giravo la ruota e quattro persone che facevano le corde, li avevo attaccati a quella ruota lì. Mi davano una moneta di queste al giorno. Io con una moneta di quelle, allora riuscivo a comprare mezzo chilo di pane, un pacchetto di fiammiferi e un chilo di sale, allora. Ma quella moneta era giornaliera. Tutti i giorni le davano una di quelle monete lì. Io iniziavo all’una a lavorare e smettevo alle sette di sera.
Tutti i giorni una? Una al giorno?“Valeva un chilo di pane, non di più. Un chilo di pane 2000 lire. A quei tempi c’era la canzone “Se potessi avere…” no?
Però con una di queste io compravo mezzo chilo di pane, i fiammiferi, il sale e mi davano pure il resto.

Alla ruota erano attaccate quattro persone che tiravano, avevano la canapa, sai le corde di canapa che diciamo, avevano la canapa legata in vita, allora loro si attaccavano alla ruota e io giravo, quattro persone andavano sempre indietro e tiravano, facevano sto spago sottilissimo, poi quando arrivavano circa a cento metri distanti, si collegavano tutti e quattro insieme, allora io prima giravo la ruota piano piano mentre andavano indietro, poi quando li collegavano, perché veniva lo spago più spesso, tutti e quattro assieme, dovevo girare forte, e facevo sette, otto ore al giorno dopo la scuola, perché io ho fatto solo la terza elementare ed ero uno dei più bravi a scuola, solo la terza elementare, non ho potuto più fare niente, perché dovevo solo lavorare poiché casa mia si era ridotta malissimo e mia madre mi ha mandato nei boschi a pascolare le capre e lì prendevo acqua e neve sulle spalle dalla mattina alla sera, quando il sole non c’era più, quando era tutto buio.


Bambino che lavora nella grotta per fare la corda

Come un animale

 E il padrone per ricompensa, prima mangiavano loro e a me davano due fave, qualcosa di avanzo e via, come un animale, e tutto bagnato, perché d’inverno molte volte, anzi la maggioranza delle volte, rientravo bagnato, ‘sti signori non avevano mai, lo ricordo benissimo, cioè l’idea di dire «’sto bambino è bagnato» avevo solo sei anni, «è bagnato, mandiamolo ad asciugare un po’, non facciamo più niente» con tutta quella roba bagnata, avevo un lettino nella stalla degli animali, io mi mettevo sotto una coperta vecchia e mi trovavo asciutto la mattina. Si asciugavano sulle mie carni al calore degli animali. Ecco la vita bella qual era allora, non quella di oggi, perché oggi siete tutti signori, state tutti bene, non vi manca niente, niente di niente! Addirittura qualcosa buttiamo via! ...

 

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