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Un buon Portolano per la navigazione

La scuola del dopoguerra sta attraversando un periodo di grandi cambiamenti/sconvolgimenti, compresa una rivoluzione tecnologica senza precedenti, tuttavia ciò di cui si sente la mancanza è un adeguato rapporto tra le risorse economiche, le risorse professionali e il "tempo" per fare in modo che le strutture e le apparecchiature tecnologiche non siano un belletto (con cui coprire le numerose rughe), ma divengano veramente efficaci dal punto di vista formativo e didattico.

 

Molti considerano la scuola una istituzione che deve trasmettere cultura/istruzione di stampo prettamente disciplinare (altri la considerano semplicemente un ampio parcheggio per disoccupati), in un modello siffatto è facile farsi prendere dall'ansia di INCULCARE la conoscenza degli strumenti operativi della letto-scrittura; ed è altrettanto facile cadere nella trappola dello specialismo formale. Accanto a questo modello, esiste una concezione della scuola che la vede protagonista della "costruzione del sapere e della cultura" e che dovrebbe trasformare l'ambiente scolastico in un laboratorio (anche o soprattutto artigianale) in grado di plasmare nuovi saperi in un'ottica transdisciplinare. Le due concezioni possono essere teoricamente complementari (l'una non dovrebbe escludere l'altra), tuttavia nei fatti si traducono in comportamenti e in metodologie contrapposte. Personalmente propendo per la seconda concezione e credo che mi sentirei un po' sminuito nel mio ruolo di educatore e di docente se nei molti anni di insegnamento che ormai ho collezonato non riuscissi più a coinvolgere gli alunni in un'avventura culturale laboratoriale che "costruisce insieme nuovo sapere"

Un altro aspetto riguarda la gran massa di informazioni che bombardano quotidianamente gli alunni: spesso, quello che a loro manca in misura decisamente significativa è la capacità di orientarsi in mezzo all'oceano di informazioni. Sembrano naufraghi in un mare infinito senza bussola e sestante per navigare. Molti di loro in età più "adulta" iniziano a rifugiarsi in un mondo virtuale senza riscontri significativi con "il resto del mondo". Si apre qui, in questa terra di nessuno, un ampio spazio di intervento della scuola che può contribuire significativamente a dotare i ragazzi di strumenti appropriati e di un buon portolano che li conduca ad una navigazione accorta e critica tra la massa di informazioni inutili e quelle indispensabili, seguendo un itinerario che abbia il sapore del "progetto di ricerca" (e poi con gli anni diventerà progetto di vita) che si sviluppi attraverso alcune coordinate fondamentali. Se il progetto di ricerca è di tipo cooperativo e sa attuare una capacità di decentrarsi, di scoprire "l'altro da sè", noi educatori e docenti, possiamo essere soddisfatti del nostro lavoro malpagato e sottovalutato, possiamo dire di aver contribuito alla formazione di "futuri adulti pensanti" e non di semplici "macchine per lavorare/far soldi".

L'uso accorto e critico delle tecnologie può far crescere questa cultura condivisa e incrementare un atteggiamento cooperativo, specialmente in un quadro di riferimento (l'autonomia)pericolosamente sbilanciato verso forme di competizioni di stampo mercantilista tra scuole (con tutto ciò che ne consegue). Così da scuole chiuse in se stesse, da classi chiuse in se stesse o proiettate verso il loro particulare, le ICT possono aprire non solo le classi verso altre classi, bensì possono proiettare intere scolaresche verso il mondo attraverso il web. Si tratta di un cambio di mentalità e di punto di vista notevole.

Fare cultura, farla insieme, scambiando i punti di vista, le perplessità, le utopie, le speranze, forse può contribuire a far crescere futuri Cittadini di domani (con la C maiuscola) più critici, più consapevoli e Più SOLIDALI. LA SCUOLA COME CROGIUOLO DI CULTURA E DI CRESCITA CRITICA DEI FUTURI CITTADINI. Trovarsi in rete può allora significare cooperare dialetticamente e costruttivamente per un nuovo modello metodologico didattico, modello che dovrebbe vedere gli insegnanti più vicini alla figura di mèntori piuttosto che "semplici istruttori".

a presto. Ciao
toni colloca