Un libro:“Il gran sole di Hiroshima”

Protagonisti del racconto del libro di Karl Bruckner
“Sadako will leben” del 1961

... Il colonnello Tibbets, comandante del B-29 Enola Gay, guidò l’apparecchio a 8000 metri d’altezza, verso la città di Hiroshima. Nello spazio riservato al carico, l’armiere, maggiore Ferebee, mise in funzione il meccanismo di sganciamento della bomba. La bomba cadde. Le lancette dell’orologio segnarono le otto e quindici minuti quando un nuovo sole si accese nel cielo, in un bagliore bianco, abbagliante. Fu cento volte più incandescente del sole nel firmamento.

In questo secondo, 86.000 persone arsero vive. In questo secondo, 72.000 persone subirono gravi ferite. In questo secondo, 6820 case furono sbriciolate e scagliate in aria dal risucchio di un vuoto d’aria per chilometri d’altezza nel cielo, sotto forma di una colossale nube di polvere. In questo secondo, crollarono 3750 edifici, le cui macerie s’incendiarono.

In questo secondo, l’uomo che Dio aveva creato a propria immagine e somiglianza, aveva compiuto, con l’aiuto della scienza, il primo tentativo di annientare se stesso. Il tentativo era riuscito.”

Quando lo spirito inventivo degli uomini fece esplodere la bomba atomica sopra il centro di Hiroshima, i due fratelli, la piccola Sadako, quattro anni, e Shigheo, dieci anni, si trovavano al parco Hijiyama; la prima addormentata all’ombra di un salice piangente ed il secondo in un piccolo stagno.

I raggi gamma colpirono Sadako, ma non lasciarono tracce evidenti; infatti il 6 agosto 1947, durante la festa della pace, la bimba racconta al fratello di aver sentito un gran bruciore dentro al momento dell’esplosione della bomba atomica, senza che suo fratello le credesse.

Sessanta ragazzi e ragazze aspettavano, accanto alle loro biciclette, l’arrivo della penultima staffetta. Questi sessanta dovevano percorrere l’ultimo tratto, lungo dieci chilometri, di un percorso che da Tokio, conduceva a Hiroshima. La quattordicenne Sadako Sasaki sentiva dei brividi gelidi per tutto il corpo. Alla fine della gara era raggiante perché aveva battuto nove avversari. Questo la rendeva molto felice. Ma adesso era completamente esausta. Dopo dieci anni di vita, di allegria, di spensierati giochi infantili un lampo l’abbatte.

Una credenza giapponese diceva che se un malato costruisce mille gru di carta dorata gli dei esaudiscono questi suoi mille desideri portandola alla guarigione. Sadako si cimenta alla costruzione di queste gru, indebolendosi ogni giorno di più.

Alle nove e mezzo di mattina, terminata la novecentonovantesima gru di carta gli occhi di Sadako si spalancarono: contemplavano il cielo, nel suo eterno splendore.