4A Rodari ] 4B Andersen ]             vita di bordo

                              

di Sergio e Enrico

La vita di bordo cominciava all' alba. Si regolava la rotta e si controllavano le vele.

Ogni lavoro di gruppo, come issare una vela era scandito da una canzone che invocava l'aiuto di Dio. L'ora del pranzo era un momento di festa;si cantava e si beveva vino,stivato in gran quantità, perchè in navigazione si conservava meglio dell' acqua.

A sera il marinaio poteva finalmente rilassarsi: non c'erano lavori da sbrigare e,soprattutto, era riuscito a sopravivere un altro giorno.Qualcuno tirava fuori le nacchere,il liuto o la chitarra, o giocavano di nascosto a dadi o a carte.  La sera l'equipaggio si riuniva sul ponte:un mozzo accendeva la lampada della bussola,che stava vicino al timone, e il capitano dava inizio alle preghiere della sera.

Lettera a mio fratello 14\09\1500

Caro Ferdinando,il 20 settembre credetti finalmente di vedere terra. Sapevo che le Indie erano lontane e quindi credeva di aver fatto una buona impresa . Dopo però mi accorsi che era un' illusione provocata dal desiderio di raggiungere la costa. Fortunatamente alcuni giorni dopo un marinaio avvistò la terra: c'era molta nebbia e vedevamo a malapena la sagoma dell'isola. Ad un certo punto dissi di ammainare le vele e di continuare fino all'isola con le scialuppe ,ma feci un grande errore perché urtammo uno scoglio che ci ruppe la scialuppa quindi dovemmo continuare a nuoto. Molti morirono perché la nebbia mi ingannò e mi fece credere che l'isola fosse vicina. Alla fine quando arrivammo si era fatta notte,eravamo solo più in 30,affamati e infreddoliti. Decisi di accamparci e di aspettare il giorno per esplorare l'isola. Non dormimmo in molti per l'ansia e per il freddo,ma alcuni ci riuscirono ugualmente. All'alba era finito il primo mese da quando eravamo partiti. Iniziammo ad esplorare l'isola. C'era moltissima vegetazione,molto insidiosa. Ad un certo punto vidi un indigeno che ci portava oro e prodotti nuovi,in particolare degli strani chicchi attaccati insieme. L'uomo era poco coperto e aveva pelle rossastra,sembrava pauroso e indifeso. Fece un cenno con la mano indicando una direzione,noi allora lo seguimmo. Alla fine vedemmo il suo villaggio dove venimmo ospitati e trattati molto bene. Due giorni dopo iniziammo a ricostruire le scialuppe per ritornare alla caravella. Era dicembre,ma qui non si sentiva l'inverno. Il 20\12\1500

finimmo di ricostruire la scialuppa. Ripartimmo caricandola d'oro e di beni sconosciuti. Il 21\03\1501 arrivai qui dove sono ora in questa nuova isola,nell'oceano. Guadagnerò molte monete

d'oro,spero,e quindi realizzerò il nostro sogno:lasciare la Spagna e andare a vivere in un'altra terra,da uomo potente.

Il tuo unico fratello

Jonathan

LA   LETTERA

Mogliettina  cara, ti  scrivo  per  rassicurarti  che  io  sto  bene  e  che  abbiamo  trovato  le  Indie. Siccome  su  quest'isola  non  pioveva  da  tanti  giorni  e, chissà  perchè, quando  siamo  sbarcati  noi  ha  cominciato  a  piovere, gli  Indios   ci  hanno  creduto  degli  dei  e  ci  hanno  portato  ortaggi, frutta  e  acqua  da  bere. Ti  assicuro  che  ti  porterò  qualcosa  da  questa  isola. Quando  io  ero  sulla  caravella  non  avevo  il  mal  di  mare  e  così  Colombo  mi  ha  ordinato  di  salire  sull'albero  maestro  per  andare  nel  posto  di  osservazione  e  controllare  se  avvistavo  la  terra. Proprio  quando  stavamo  per  perdere  le  speranze  io  ho  avvistato  la  terra  e  così  siamo  stati  salvi. Io  sono  orgoglioso  di  aver  compiuto  questa  impresa.

                           CIAO! TUO MARITO  JON BACINI, BACIONI, BACIETTI.

                                              DESI.C. E SARA.M. 

Viveri e attrezzature

Colombo caricò sulle sue navi viveri per quindici mesi e acqua per sei; la razione giornaliera per passeggero era di una libbra e mezza galletta, mezza libbra di carne affumicata e un quarto di libbra di riso o di legumi secchi,un litro di acqua,tre quarti di vino,un quarto di olio e cinquanta grammi di aceto.In tutto circa 80 tonnellate,che occupavano la maggior parte della stiva.

Enrico e Sergio classe 4b

 

La febbre dell'oro  

Gli “indiani”, come da subito li chiamò Colombo, portavano anelli d'oro: il navigatore genovese credette di aver raggiunto le miniere d'oro di cui si favoleggiava da secoli in Europa. Dopo essersi fermato per qualche giorno a San Salvador, il genovese riprese l'esplorazione ed approdò a Cuba e a Espaniola. In entrambe le località trovò amerindi adorni di ninnoli d'oro, il che sembrò confermare la sua ipotesi di aver trovato quello che cercava. Arrivato nel nuovo mondo a Guanaha mi (San Salvador)Colombo scoprì che era abitato dagli  Indios,popolazione detta anche “Amerindi”. Queste genti oggi sono distinte in gruppi più o meno numerosi, caratterizzati da tipi fisici,lingue e tradizioni comuni.Gli Amerindi sono di corporatura massiccia e di statura alquanto alta,hanno capelli neri e lisci,il colore della pelle varia dal giallo chiaro al giallo rosso bruno,si dipingevano il corpo nelle giornate di festa. Il popolo viveva di cacciagione e pesca, mangiavano radici e frutti. Le loro abitazioni erano delle grosse capanne dette Maloche.

Bartolomè de Las Casas

Bartolomè de Las Casas, nato a Siviglia nel 1474 andò in America per prendere possesso delle piantagioni paterne. Fu avido e non risparmiò i suoi Indios.   Diventò poi sacerdote e nel 1514 rinunciò a tutte le sue ricchezze, diede la libertà agli indigeni che da lui dipendevano e si dedicò alla difesa degli Indios.

Bartolomè si battè soprattutto contro il sistema delle ENCOMIENDAS che autorizzava in pratica lo sfruttamento degli indios, nonostante che dal 1500 la regina Elisabetta avesse abolito la schiavitù. Bartolomè nel 1545 viene nominato vescovo di Chiapas in Messico. Egli si trovò di fronte ad una durissima opposizione da parte dei coloni spagnoli, perciò fù costretto ad abbandonare la diocesi e a fare ritorno in Spagna. Morì nel 1566.

SARA M E SHARON S.

 

Giorno di gloria (Ilaria e Giulia)

..... . Le campane suonano a distesa e i tamburi rullano di gioia .

L' Ammiraglio, appena tornato dalle Indie, sale la scala di pietra e avanza sul tappeto cremisi , tra gli splendori di seta della corte che lo applaude. L'uomo che ha realizzato le profezie dei santi e dei sapienti giunge al palco , si inginocchia e bacia le mani della regina . Alle sue spalle irrompono i trofei . Sui vassoi scintillano i goielli d'oro che Colombo barattò in cambio di specchietti e di berretti rossi nei giardini appena sorti dal mare....

Barcellona 1493

Gli spagnoli secondo gli Indios  (di Desirèe)

Ogni popolo guardava i vestiti e le abitudini di vivere, degli altri popoli con molta curiosità ma anche diffidenza.

I pagani diffidavano dei cristiani, i cristiani diffidavano dei musulmani invece i musulmani disprezzavano molto le abitudini e il modo di vivere dei cristiani. La descrizione può essere stata impressionata dall'aspetto dei cavalieri Spagnoli:come sappiamo,essi si riveleranno violenti e molto pieni di scrupoli. Gli spagnoli sono molto imbacuccati, la loro barba è lunga; ma anche i loro baffi sono gialli.  Cavalcano, montati sui fianchi dei cervi.  I loro cani sono enormi, hanno le orecchie frementi e piatte e grandi code pendule;i loro occhi sono gialli,intenso. Quando dal cannone viene sparata una specie di palla di pietra, viene proiettata una serie di pioggia di fuoco,spande all'intorno scintille e fumo. Questa specie di palla di pietra riduce in polvere le cose che colpisce.

DIARIO DI BORDO di Antonio Pigafetta

Appena è iniziata l'attraversata del oceano Atlantico ci siamo imbattuti in una bufera,eravamo all'altezza di Capo Verde,lì ci sono state le prime difficoltà per le nostre navi. Dopo aver attraversato l'oceano Atlantico abbiamo avvistato terra,siamo sbarcati e abbiamo trovato degli indigeni del posto molto pacifici che ci hanno venerati come Dei, perché quando siamo sbarcati,per la prima volta dopo tre mesi ha piovuto(nel loro posto) e quindi pensavano che fossimo venuti dal cielo. Siamo ripartiti verso sud ,con le navi cariche di cibo, a cercare il passaggio dall'oceano Atlantico a quello Pacifico. Un giorno vedemmo il passaggio per l'oceano Pacifico e quindi entrammo. Poi ci accorgemmo che era un fiume e quindi ritornammo indietro. Le provviste erano quasi finite, molti chiedevano di tornare indietro, ma Magellano mantenne la rotta. Finalmente,nel 1520, trovammo il passaggio,faceva freddo ,era stretto e burrascoso ci mettemmo 1 mese per attraversarlo. Quando siamo usciti dallo stretto, Magellano ordinò di non fare provviste perché l'oceano Pacifico era corto. Ma ci accorgemmo che l'oceano Pacifico era molto vasto, quindi le provviste finirono,molti marinai morirono di malattie per mancanza di vitamine,molti chiedevano di fare marcia indietro. Nel 1521,finalmente,un marinaio avvistò la terra. Prima che sbarcammo arrivarono degli indigeni e ci rubarono ogni oggetto e una caravella. Allora il nostro capitano scese con degli uomini si riprese la caravella e uccise molti indigeni,poi ripartì. Molte isole si sottomisero a noi e facemmo trattati. Ma un'isola non si sottomesse e i suoi abitanti si scagliarono contro di noi e ,soprattutto,sul nostro capitano. Esso morì proprio in quell'isola. Assunto un nuovo capitano finalmente, nel 1522 con una sola caravella, arrivammo in Spagna.  (Marco P. e Stefano)

Sopportare o ribellarsi

Gli Indios venivano colpiti da malattie sconosciute che non si lasciano curare con le erbe e gli infusi.

A poco a poco non riuscivano più nemmeno ad aver voglia di tenere aperti gli occhi.

Tutti i giorni a lavorare a comando,per tutta la giornata senza la speranza di poter cambiare.

Non potevano più decidere nulla perchè i Portoghesi decidevano tutto loro.

Gli Indios venivano puniti per le cose più normali,se non andava bene ai signori.

Scappare dai Portoghesi era difficilissimo perchè controllavano sempre e perchè qualche Indios poteva fare la spia per avere qualche vantaggio dai padroni portoghesi.

Lettera del marinaio Fernando a suo fratello

Caro fratello

navigavamo da 3 mesi , non toccavamo più cibo fresco e acqua da; il capitano però diceva di andare avanti : aveva ragione ! Siamo arrivati nelle Indie dove abbiamo incontrato gente strana che portava addosso un gonnellino di foglie. Appena scesi ci hanno portato cibo e ricchezze. Entrati in una capanna abbiamo visto un uomo con addosso molti gioielli, oro e piume, con molti servitori. Egli parlava una lingua sconosciuta. Quando siamo usciti dalla capanna ci hanno portato a fare un giro sull' isola. Era stupenda ! La vegetazione era varia e folta, il mare trasparente con moltissimi pesci vari e spiagge dorate. Avevano animali e frutti strani, ma molto saporiti. Tutto questo succedeva pochi giorni fa ; mentre ti scrivo sono nuovamente a bordo. Spero di tornare al più presto possibile da te.

Il tuo caro fratello Fernando  (Giulia e Mattia)

Il lavoro nelle piantagioni

A poco a poco gli Indios si accorsero che i Portoghesi volevano comandare su tutti e su ogni cosa: non si potevano più sposare secondo le antiche usanze,bisognava sempre rimanere nello stesso luogo senza più spostarsi come era abitudine.

I Portoghesi volevano piantare grandi quantità di canna da zucchero,naturalmente costringevano gli Indios a lavorare perchè loro erano in pochi. Gli Indios non ce la facevano ad abituarsi a questa vita:non avevano mai fatto gli agricoltori.

Essi dovevano anche lavorare nello zuccherificio che trasformava la canna in zucchero grezzo.

Lo zucchero era diventato in Europa un articolo di lusso,venduto ad altissimo prezzo.

Quelli che lo producevano e che lo trasportavano facevano enormi guadagni.


(Dennis e Mattia)

 

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